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Articolo del: 17 Ottobre 2016

Il vescovo ieri in pediatria per conoscere il reparto

ROVERETO - mons LAURO TISI VISITA IL REPARTO DI PEDIATRIA DELL OSPEDALE SANTA MARIA IL VESCOVO CON IL PRIMARIO DOTT ERMANNO BALDO E MEMBRI ASSOCIAZIONE FIBROSI CISTICA

L’arrivo in auto da solo e un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, l’accoglienza sul corridoio del reparto di pediatria dove si è soffermato con i piccoli pazienti in attesa e quella passeggiata tra le stanze scandita dalle strette di mano del personale lasciavano intuire che ieri la visita dell’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, fosse un incontro informale (nelle foto).
L’invito gli è stato rivolto da Angela Trenti, presidente della sezione regionale della Lega italiana per la fibrosi cistica, una delle associazioni che collabora con l’unità operativa guidata dal dottor Ermanno Baldo che è «centro satellite» per questa malattia.

Il vescovo, che al Santa Maria del Carmine viene spesso per far visita ad alcuni sacerdoti ricoverati, ieri ha potuto osservare da vicino com’è strutturato il reparto dedicato ai più piccoli: dalla gioia della nascita che si vive nelle sale parto e nelle stanze del settimo piano alla fatica e alla sofferenza di chi deve affrontare o convivere con la malattia fin da bambino.
Il primario l’ha accompagnato in tutto il reparto, affiancato in un tratto anche dal direttore sanitario Luca Fabbri. Gli ha fatto conoscere i medici e il resto del persone che assieme a lui si prendono cura dei pazienti e che negli anni sono diventati come una grande famiglia.
Hanno mostrato al vescovo l’organizzazione del reparto e le attrezzature a disposizione (anche grazie al prezioso aiuto delle associazioni) ma ciò sui cui si sono confrontati più a lungo è stato l’aspetto umano del loro lavoro e nella relazione con i pazienti.
È stato a quel punto, quando il dottor Baldo ha raccontato l’importanza di poter contare sulle associazioni e sul volontariato, che monsignor Lauro Tisi ha fatto una proposta allo staff del reparto. «Vorrei proporre ai ragazzi che dopo la Cresima cercano qualche esperienza nel mondo del volontariato di venire qui, di offrire il loro tempo per i loro coetanei o i bambini che sono qui dentro» ha spiegato. «Mi piacerebbe che questa mia visita non rimanesse soltanto un passaggio in questo reparto. Vorrei che creasse un ponte per iniziare un percorso insieme. Sentirò le parrocchie e assieme alle associazioni proveremo a creare questa collaborazione».

L’amo è stato lanciato, ora si tratterà di capire se questa proposta incontrerà la sensibilità dei ragazzi. Di certo interpreta appieno quello che il primario di pediatria a Rovereto ribadisce in ogni occasione, compresa quella di ieri: «Se manca l’anima nel nostro lavoro anche tutti i soldi che abbiano in Trentino valgono meno. Tecnologie e innovazioni sono utili, ma non bastano.
L’ospedale continuerà a vivere solo se potrà contare sull’aiuto della comunità e del suo senso di responsabilità». Una testimonianza è arrivata anche dalla caposala, Lia Gobbi: «Se ti limiti a curare una persona può vincere o perdere. Ma se di quella persona ti prendi cura vinci comunque.

Sempre più nel nostro lavoro c’è una parte di competenza tecnica, ma deve esserci soprattutto umanità. È un percorso di arricchimento, noi cresciamo con le esperienze e le emozioni che i nostri pazienti condividono con noi». «Entrando in ospedale imparo sempre – ha concluso l’arcivescovo – è una lezione di umanità sul fatto che non dobbiamo vivere attorcigliati a noi stessi. Questa per me è l’essenza della fede».

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