Con il rispetto della distanza di almeno un metro dalle altre persone è poco plausibile che i nostri vestiti, o noi stessi, possano essere contaminati da virus in una quantità rilevante. Tuttavia, sempre nel rispetto delle buone norme igieniche, quando si torna a casa è opportuno riporre correttamente la giacca o il soprabito senza, ad esempio, poggiarli sul divano, sul tavolo o sul letto.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
La sopravvivenza del nuovo Coronavirus negli ambienti esterni non è al momento nota con certezza. Se il cane viene a contatto con le zampe con secrezioni respiratorie espulse a terra da persone infette è teoricamente possibile che possa trasportare il virus anche se non vi sono al momento evidenze di contagi avvenuti in questo modo. Quindi, si tratta di osservare l’igiene accurata delle superfici e delle mani lavando i pavimenti con soluzioni a base di cloro all’0.1% (la comune candeggina o varechina), le altre superfici con soluzioni a base di cloro allo 0,5% e le mani con acqua e sapone per oltre 20 secondi o con soluzioni/gel a base alcolica, per uccidere i virus. E’ possibile al rientro a casa lavare le zampe del cane con acqua e sapone, analogamente a quanto facciamo con le nostre mani, avendo cura di asciugarle bene e comunque è opportuno evitare di farlo salire con le zampe su superfici con le quali veniamo a contatto (ad esempio su letti o divani).
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
Il tempo di sopravvivenza del virus in luoghi aperti non è attualmente noto. Teoricamente se si passa con la suola delle scarpe su una superficie in cui una persona infetta ha espulso secrezioni respiratorie è possibile che il virus sia presente sulla suola e possa essere portato in casa. Tuttavia, il pavimento non è una delle superfici che normalmente tocchiamo, quindi il rischio è trascurabile. In presenza di bambini si può mantenere un atteggiamento prudente nel rispetto delle normali norme igieniche, togliendosi le scarpe all’ingresso in casa e pulendo i pavimenti con prodotti a base di cloro all’0.1% (semplice candeggina o varechina diluita).
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
Allo stato attuale non vi sono informazioni sulla sopravvivenza del virus sulla superficie degli alimenti, ma la possibilità di trasmissione del virus attraverso il pane fresco, o altri tipi di alimenti è poco probabile, visto che la modalità di trasmissione è principalmente attraverso le goccioline che contengono secrezioni respiratorie o per contatto, purché manipolando il pane, come altri alimenti, sia rispettata l’igiene delle mani, che consiste nel lavaggio accurato con acqua e sapone per almeno 20 secondi, e in caso di tosse o starnuti si usi un fazzoletto usa e getta per coprire le vie respiratorie e poi si lavino subito le mani prima di toccare il pane o le verdure.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
Sì, il decreto legge n.18/2020 estende i giorni di permesso previsti dalla legge 104/92 a 18 complessivi (3+3+12) per i mesi di marzo e aprile 2020. I beneficiari sono:
Le persone che hanno diritto a questi permessi possono scegliere come distribuire i 18 giorni nei due mesi. I giorni sono inoltre sono frazionabili in ore e possono essere fruiti consecutivamente nello stesso mese.
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Fonte: Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità.
Si. Lo conferma il Ministero del Lavoro con una circolare esplicativa del 24 marzo 2020,
Clicca qui per leggere la news completa. Per la fruizione dell’estensione dei permessi previsti dalla Legge 104/1992, come posso presentare la domanda al datore di lavoro?
Quando si presenta la domanda al datore di lavoro, questa deve essere redatta indicando nella stessa specificatamente che sono giorni da imputare a quanto previsto dall’art. 24 del D.L. 18/2020 Sono un’infermiera e lavoro presso una struttura sanitaria pubblica. Posso fruire anche io dell’estensione dei permessi 104?
L’articolo 24, al comma 2, pone per il personale sanitario dei limiti alla fruizione dell’ulteriore periodo di permesso retribuito, prevedendo che tale beneficio può essere riconosciuto compatibilmente con le esigenze organizzative aziendali e degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale impegnati nell’emergenza COVID-19 e del comparto sanità.
Fonte: Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità.
Si. Come precisa anche una circolare esplicativa del Ministero del Lavoro, il decreto legge n.18/2020 stabilisce che se era possibile cumulare i due permessi in precedenza, è possibile cumulare le relative estensioni quindi, se ha diritto a 6 giorni di permesso al mese per due familiari, ora avrà diritto a 36 giorni di permesso retribuito coperto da contribuzione figurativa ( 6 giorni a marzo + 6 ad aprile + 24 tra marzo e aprile) da utilizzare fra marzo e aprile 2020.
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Fonte: Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità
Sì. Per il 2020, sono previsti congedi per i genitori di figli con disabilità grave frequentanti le scuole di ogni ordine e grado a prescindere dall’età. Possono usufruirne:
Fonte: Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità
E’ possibile usufruire del congedo straordinario retribuito al 100%, un periodo di assenza dal lavoro retribuito e concesso ai lavoratori dipendenti che assistano familiari con disabilità grave. Si può richiedere fino a un massimo 2 anni di congedo straordinario nell’arco della vita lavorativa con una indennità corrispondente all’ultimo mese di lavoro. Anche chi ha un contratto a tempo determinato può usufruire di questo congedo, che sarà ovviamente limitato alla scadenza del contratto. Il congedo potrà essere rinnovato nel momento in cui sarà rinnovato il contratto in essere o stipulerà un nuovo contratto.
Fonte: Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità.
I pazienti possono richiedere al medico, se giustificato, un certificato di malattia; se a rischio contagio Covit-19 possono fare riferimento al codice V29.0 per la quarantena volontaria, oppure in alternativa tutto quanto previsto dal DPCM del 8.03.20 e succ. in merito all’applicazione e alla concessione di lavoro agile, smart working, ferie, permessi, congedi non retribuiti, nell’attesa di nuove misure governative di sostegno per i malati cronici e i lavoratori.
I genitori possono giustificare l’assenza utilizzando, come sempre, i 3 giorni al mese della L.104/92. Se ancora a loro disposizione, possono usare il prolungamento del congedo parentale (un massimo di 3 anni- compresa la maternità – da utilizzare fino ai 12 anni di vita del figlio riconosciuto portatore d’handicap grave), che è indennizzato al 30% della retribuzione riconosciuta. In alternativa, è possibile utilizzare il congedo straordinario (un massimo di 2 anni da utilizzare nell’arco della vita lavorativa per ciascun figlio riconosciuto portatore d’handicap grave) che viene indennizzato al 100% della retribuzione riconosciuta nell’ultima busta paga e può essere goduto in alternativa ai tre giorni di legge 104 (no nelle stesse giornate ma si nello stesso mese). Sono il compagno/convivente di una ragazza con FC e sono preoccupato per questa situazione riguardante il Coronavirus. Lavoro in un centro commerciale e sono in contatto con tantissima gente ogni giorno. È sicuro continuare a lavorare o mi consigliate di chiedere un permesso fino a quando l’allarme non rientra?
Il convivente, se la convivenza è stata regolarmente registrata al comune, può usufruire dei 3 gg al mese previsti dalla legge 104 ma sempre dopo essere stato autorizzato da Inps, mentre purtroppo non può godere del congedo straordinario retribuito (per intenderci, parliamo di quel congedo, retribuito al 100%, di al massimo 2 anni in tutta la vita lavorativa).
Detto questo, nel suo caso, posso consigliarle quanto indicato dal Governo, sulla base di quanto previsto dal DPCM 8 marzo 2020 e succ: in accordo con il proprio datore di lavoro è possibile attivare congedo ordinario (non retribuito che però consente di mantenere il posto di lavoro), ferie, permessi, lavoro agile, smart-working e altro che consenta al lavoratore di lavorare a distanza. In extremis, in caso di malanni di stagione o altro, può anche usufruire della malattia.
Siamo in attesa di misure più tutelanti da parte del Governo per chi vive vicino ad un malato cronico. Il mio piano terapeutico scade a fine marzo ma, per ridurre il rischio di contrarre il Coronavirus vorrei evitare di recarmi in ospedale. Cosa mi consigliate di fare?
Al fine di contenere l’emergenza epidemiologica da Covid-19, AIFA è intervenuta con una misura transitoria prorogando di 90 giorni, a partire dal momento della scadenza, la validità dei Piani Terapeutici (PT) che risultano in scadenza nei mesi di marzo e aprile. Al termine del suddetto periodo di proroga, in assenza di nuove comunicazioni, il rinnovo dei PT dovrà avvenire secondo le consuete modalità.
Si può uscire di casa solo se strettamente necessario e non è possibile fare diversamente. Bisogna rispettare le regole di distanziamento sociale per prevenire il contagio del virus (sono vietate le attività sportive di gruppo e gli assembramenti). La raccomandazione è comunque quella di rimanere a casa e anche in questo caso l’esigenza necessita di essere autocertificata.
Fonte:Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità.
I coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave)1.
I coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra attraverso:
Per le persone con fibrosi cistica sono valide le raccomandazioni emanate dal Ministero della Salute per tutelare la salute di tutti i cittadini ma, è evidente, che questa categoria di pazienti, essendo più debole, deve osservare strettamente queste misure.
Si consiglia a tutti i pazienti di evitare la frequenza di luoghi affollati come cinema, discoteche, supermercati, ristoranti, bar, mezzi pubblici per quanto possibile, e soprattutto nelle ore di punta. Lavarsi frequentemente le mani e tenere sempre a disposizione un disinfettante a contenuto alcolico per usarlo dopo avere toccato oggetti o superfici fuori dal proprio domicilio. Usare la mascherina chirurgica se si viene a contatto con altre persone e mantenere comunque una distanza di almeno 1,5 metri.